mercoledì 15 giugno 2016

come se fosse ogni volta la prima


siamo intorno al tavolo e inevitabilmente, come accade in ogni cena, ci raccontiamo di quando eravamo bambini. di quando loro facevano alla lotta, che continuano a fare oggi, pure se hanno cinquant'anni e si sgretolano ogni volta millimetri quadrati di ossa. alla lotta, dicevo, e ad un tratto entravo in camera io, vispa e imbronciata, e loro smettevano e prendevano il mio corpo esile e cominciavano a farlo volare da una parte all'altra ed erano tutte risate e sottili grida e ancora risate e loro non si stancavano e io non mi impaurivo.

e di quando mi tappavano le narici, prima ch'io potessi riempirmi d'aria, e per brevi secondi di puro sadismo mi impedivano di respirare e poi finalmente stappavano le narici e io riprendevo la corsa affannata alla vita, che entra nel naso e gira vorticosamente dentro, in fondo, e sbuffa dalla bocca. e di quando volevo il gelato panna e cioccolato e l'attesa era tutta un'emozione e sorridevo parecchio e il cono alla fine sembrava sempre troppo piccolo e mi ritornava il solito broncio e quel giorno, sullo sfondo dei miei capricci, zio prese il cono panna e cioccolato e me lo appiccicò sul naso e sulla bocca e mi azzittì all'istante. e di quando a natale arrivai con un bambolotto che avrebbe fatto pipì, se gli avessi dato da bere acqua con quel suo biberon, e loro anziché l'acqua ci misero l'olio, sì, proprio l'olio extra vergine della cucina di zia e il bambolotto fece subito pipì e si macchiò per sempre la tuta beige che diventò, proprio lì, color nocciola scuro. 

e di quando, ormai grandi, ci vediamo sempre poco, ché viviamo lontani e abbiamo le nostre vite un po' segmentate in differenti dove e allora incontrarci diventa un'impresa quasi epica. ma poi non appena ci vediamo il tempo sembra non averci mai separato e torniamo subito lì nella cameretta di sempre e siamo di nuovo bambini e sempre molto più che cugini, fratelli, sì, ché abbiamo condiviso le nostre madri e i nostri padri molte volte.

i compleanni servono anche a questo: a farci stare una sera seduti a tavola a raccontarci, instancabilmente, sempre le stesse cose e ad ascoltarle con quello stesso stupore, che ride da sé, come se fosse ogni volta la prima.

- bi


[illustrazione di lisa evans]